“…mio padre è sempre stato un montanaro. Lui scrive, ma la sua scrittura è un corpo a corpo con i fatti, piena di realtà. Così io ho sempre avuto bisogno del fare, e per me i fatti sono la natura. Non si può vivere lontano dalla natura perché è la natura che ci fa. Se siamo lontani perdiamo il contatto con la realtà e con il nostro posto nel mondo, con il fare quotidiano, il lavoro con le mani e l’ascolto. Si gioca tutto lì, in quell’equilibrio fra il nostro essere ancorati alla terra e il nostro aspirare al cielo. Ognuno si sistema dove questo equilibrio si esprime al meglio per lui”. Così ci racconta Nicoletta Bocca (nella foto), che si stanzia a San Fereolo, nelle Langhe, iniziando l’attività nel ‘92 in una piccola azienda che ingrandirà gradualmente fino a raggiungere i 12 ettari (45.000 bottiglie), costruendo pietra su pietra, recuperando vecchie vigne, prendendosi il tempo necessario per valutare come girano il sole e le correnti d’aria, vivendo totalmente questa esperienza. Il San Fereolo, il suo Dogliani DOCG, non ha niente a che vedere con Dolcetto classico; esalta il carattere più austero dell’omonimo vitigno e invecchiando elegantemente nelle grandi botti di legno acquisisce forza e velluto. I vini San Fereolo hanno tutti certificazioni biologiche e biodinamiche, ma come ci dice Nicoletta, non sono le carte che fanno la coscienza. La gente vuole sapere anche chi ha di fronte e come lavora, anche se a volte un bicchiere di vino senza parlarci troppo sopra non sarebbe male.
