Dal 1968 al 1993 l’Elettrofonica realizza impianti elettrici applicati alla comunicazione. Quando vanno a trovare nonno Mario, Beatrice e Chiara s’intrufolano tra cavi, trasformatori, marchingegni misteriosi di cui ignorano la funzione e che proprio per questo rappresentano l’apertura verso ciò che può essere solo immaginato. Dopo quindici anni le due sorelle – oggi storiche dell’arte – decidono di restaurare l’affascinante location, donandole una seconda pelle dalla connotazione moderna e tecnologica ma che evoca le rotondità degli spazi antropomorfi. Lo scopo? Regalare a giovani artisti la possibilità di confrontarsi con un’architettura di tipo museale. Quest’anno sono passati Maria Dompè e la sua installazione con le orchidee, il pittore Giangaetano Patanè, presentato da Claudio Strinati, la fotografa Claudia Ferri che scatta in analogico, Riccardo Ajossa con i suoi dipinti su carte selfmade, Margherita Marchioni e le sue opere realizzate con materiale di scarto. Un’arte vicina al cuore e alla possibilità di fantasticare ma anche capace di far riflettere.
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