Passeggiando per la famosa via San Gregorio Armeno, quella della tradizione del presepe napoletano, è impossibile non soffermarsi su una delle botteghe più rappresentative che s’incontrano lungo il cammino. Presepi, scenografie, pastori, tradizionali e non, a portata di mano. E poi lui. Si fa chiamare Genny. È l’erede dell’impero Di Virgilio, di quella famiglia che da quattro generazioni si dedica con umiltà e genialità all’arte presepiale. Se ne sta li, seduto sulla sua seggiolina a lavorare l’argilla, un po’ curioso, quasi troppo bravo per la sua giovane età, eppure Genny riesce a tradurre magnificamente in statuette, semplici all’apparenza, tutto l’amore, la dedizione e l’arte tramandatagli dal padre e dal padre di suo padre. Pastori le cui facce sono esemplari unici, modellate e dipinte singolarmente per dare a ciascuna un’anima. Tutti con occhi di cristallo, arti in legno, con il corpo composto di fili di ferro e canapa e con i vestiti di seta di San Leucio cuciti a mano.