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Non deve essere semplice passare l’inverno sui colli che circondano Novi Ligure, ma diventa estremamente appagante trascorrervi la primavera e godere l’estate e l’autunno. Questa fu la mia prima considerazione quando, nel lontano gennaio del 1985, per la prima volta visitai Stefano Bellotti (nella foto) alla Cascina degli Ulivi. Da quando, diciassettenne affascinato dall’ambiente rurale e dalle pratiche agricole, lasciò Genova per stabilirsi in cascina, di momenti non facili e di sacrifici ne ha affrontati tanti. Adesso la sua “Cascina degli Ulivi” può essere considerata davvero il manifesto vivente dell’agricoltura biodinamica. L’amore, la passione, la conoscenza fanno di Stefano un vero caposcuola. “Noi non facciamo il vino, ma lo accompagnamo nel suo farsi”. E questo accompagnamento può avvenire solo grazie alla conduzione biodinamica dell’azienda e delle vigne, che consente una fermentazione spontanea grazie ai ceppi di lieviti presenti sulle uve. Perché il vino è il risultato della fermentazione spontanea dell’uva, le altre sono bevande a base di succo d’uva che dal vino vero si allontanano sempre più. Dunque, Barbera, Dolcetto e Cortese benedetti dalla sacralità della meravigliosa fermentazione spontanea. Vini veri ottenuti dopo la vendemmia in ceste, senza chiarifiche, e con una sola filtrazione all’atto dell’imbottigliamento. Stefano ha chiamato i suoi vini con i nomi antichi del luogo: Mounbè (Barbera) e Nibiò (Dolcetto). Alla salute.